Finis Terrae Locandina

Dopo la triennale chiusura forzata, riapriamo la Sala Di Martino con Finis Terrae. Alla memoria di Walter Benjamin e dei “senza nome” della Shoa. Lo spettacolo è il naturale sviluppo di una performance attuata il 27 gennaio 2023 presso l’Auditorium di Via Gravina su invito del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, nell’ambito del convegno Oggi è arrivato il momento… (Eleonor Lindelfeld, Arthur, Eugene, Renèe Kurschner).

Riportiamo l’estratto di un’intervista rilasciata dal nostro regista Elio Gimbo:

Ho sempre nutrito pudore verso il pensiero di lavorare ad uno spettacolo sul Giorno della Memoria per le vittime della Shoah. Quest’anno due fattori hanno contribuito a vincere il mio imbarazzo: l’invito del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali a presentare sul tema una Dimostrazione di Lavoro al recente convegno sopra menzionato, Oggi è arrivato il momento…, e l’intervento accorato di Liliana Segre sul futuro di questa ricorrenza.

La folla di studenti al Convegno, ottimamente organizzato da Stefania Mazzone, manifestava tutt’altro che il disamoramento paventato dalla Segre. Ripensandoci potevo supporre essere possibile che il pudore derivasse dalla massiccia inflazione, nel mainstream nazionalpopolare, di contributi sull’argomento, tutti pressoché uguali, non esenti dal rischio della banalizzazione. In questo senso davvero il Giorno della Memoria è paragonabile al Festival di Sanremo e a qualsiasi altro argomento sistematicamente messo all’attenzione delle masse “obbligate” alla partecipazione emotiva e al dibattito. Mi sono perciò chiesto che ruolo possa avere l’arte, e il teatro in particolare, verso gli spettatori interessati al tema scottante della Shoah.

L’affermazione di Adorno del 1949 “Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto barbarico” è stata smentita abbondantemente dai fatti; nel 1984 Primo Levi smontava l’aforisma di Adorno: “La mia esperienza è stata opposta. Allora mi sembrò che la poesia fosse più idonea della prosa per esprimere quello che mi pesava dentro. In quegli anni, semmai, avrei riformulato le parole di Adorno: dopo Auschwitz non si può più fare poesia se non su Auschwitz, o per lo meno tenendo conto di Auschwitz”.

Cosa può dunque aggiungere il teatro per i suoi spettatori rispetto al mainstream? Ho in testa molte canzoni, film, poesie, libri che ancora oggi sono in grado di restituirmi un brivido attraverso un’esperienza realmente “fisica” e non mentale, e ciò accade attraverso qualcosa che indubbiamente è poesia, poesia delle parole, poesia delle immagini, poesia dello spazio.

Nel 1995 mi imbattei nel Memoriale che a Port Bou l’architetto-scenografo Dani Karavan ha dedicato a Walter Benjamin e a tutte le vittime della Shoah. L’esperienza della discesa e risalita nel Passages sito all’inizio del cammino e in faccia alla splendida baia di Port Bou, è qualcosa difficile da raccontare se non con tutto il corpo. Questo è il valore aggiunto che il teatro può recare ai suoi spettatori viventi: la concretezza di un’esperienza fisica; ciò che la Shoah fu certamente per ciascuna delle vittime: un confronto con la sofferenza del corpo, con il dolore fisico, inimmaginabile per chiunque di noi se non accettando di passare per il proprio corpo attraverso un’esperienza “equivalente”.

Nell’ambito del Progetto Palcoscenico Catania, lo spettacolo è stato riproposto il 3 ottobre 2023 presso il Liceo Classico Cutelli e Salanitro e il 6 ottobre 2023 al Liceo Artistico Emilio Greco.

In occasione della Giornata della Memoria, lo spettacolo viene messo in scena ancora una volta al Centro Teatrale Fabricateatro, Sala Di Martino, il 26-27-28 gennaio 2024.