L’atto unico è una riflessione ironica sul ruolo del teatro nella società odierna: un attore-attrice, una cantante muta, un musicista cieco sono ingaggiati, in una casa di cura psichiatrica, per recitare
davanti a un unico paziente spettatore.
È uno spettacolo che fin dal titolo cita Giuseppe Di Martino, per anni direttore artistico del Teatro stabile di Catania e maestro di alcune delle migliori generazioni di attori nel teatro catanese. Proprio a lui Fabbricateatro ha intitolato la piccola sala, contribuendo forse a colmare un vuoto nella memoria ufficiale.
C’è però un motivo più profondo in questa rievocazione: la drammaturgia non rende omaggio a un maestro, piuttosto riflette sull’esigenza di averne uno e sulla nostalgia di non averlo mai incontrato. Una ricerca disperata del padre in una società che rischia di esserne orfana.