Nella primavera del 2019 due registi, Gianni Scuto del Teatro Gamma e il nostro Elio Gimbo, due studiosi dell’Università di Catania, l’italianista Antonio Di Grado e la germanista Grazia Puvirenti, lo scrittore Sal Costa, con l’appoggio della Libreria Mondadori di Piazza Roma di Catania, hanno promosso un’iniziativa su Franz Kafka.
Lezioni aperte presso la facoltà di lettere, conferenze, dibattiti, hanno fatto da coronamento a due spettacoli tratti da Lettera al padre e da Il processo.
Lo scrittore boemo di lingua tedesca Franz Kafka (1883-1924) è stato dei grandi esponenti della cultura ebraica askenazita che si è sviluppata, prevalentemente nei territori dell’impero asburgico, negli anni immediatamente precedenti e successivi la sua fine. Come è noto, questa cultura, promotrice di un dibattito interno alla comunità israelitiche sull’emancipazione e l’integrazione tra i gentili da una parte, e la conservazione della propria identità dall’altra, ha avuto una ripercussione decisiva sulla cultura occidentale in generale.
Nel caso specifico di Lettera al padre, il dissidio tra padre e figlio, molto diffuso nelle famiglie ebraiche del tempo, imbevute di patriarcale tradizionalismo, attinge un valore universale.
Anche ne Il processo possiamo trovare riferimenti all’ebreo emancipato alle prese con uno stato ostile, che lo perseguita proprio perché non ci sono prove a suo carico; eppure non sfugge a nessuno la forza profetica di Kafka nel delineare un possibile universo concentrazionario che si sarebbe realizzato, qualche decennio più in là, nell’Europa del XX secolo.